Approfondimento

A Montefiore Conca sui passi dell'Orlando Furioso

 Montefiore Conca - La rocca

“Quindi mutando bestie e cavallari,
Arimino passò la sera ancora;
né in Montefiore aspetta il matutino
e quasi a par del sol giunge in Urbino.”


Così nella prima metà del 1500 Ludovico Ariosto, raccontandoci delle pellegrinazioni amorose del cavalier Rinaldo, ci indica la strada per il borgo di Montefiore Conca. E proprio sui passi dell’Orlando Furioso, percorrendo l’antica via Pedrosa, si giunge in uno dei centri più rappresentativi della signoria dei Malatesta. Immerso nel profumo delle ginestre e racchiuso da due rari boschi di castagni che convivono perfettamente con gli ulivi, il borgo sta a guardia della Valconca, proprio sul confine verso il Ducato d’Urbino.
La posizione privilegiata delle sue terre che vanno dai 480 metri del Monte Auro sino ai fertili terrazzamenti del fiume Conca, che tanto piacque ai Malatesta, in realtà accolse il centro abitato sin da epoche lontanissime come dimostrano i ritrovamenti di età preistorica e quanto riportato dalla tradizione popolare che lega l’origine del borgo alla città di Crustumium, detta anche Conca o Valbruna inghiottita dal mare tremila anni fa e raccontata da Vibio Sequestre, dall’Anonimo Fiorentino, Flavio Biondo, Leandro Alberti e Raffaele Adimari. Furono di fatto i Romani a conferire una prima impronta al borgo che, dal 1300, grazie ai Malatesta divenne un centro di prestigio e punto di riferimento per l’intero territorio. Non ci son dubbi sull'etimologia del nome che si ricollega alla deliziosa collocazione geografica del borgo: il Castrum Montis Floris è citato per la prima volta in un documento del XII secolo, una concessione fatta da papa Alessandro III alla Chiesa di Rimini; le fonti successive lo indicano come Mons Floris, cioè Monte del Fiore, o Montefiore. E così venne rappresentato nello stemma del XII secolo ancora visibile sulla porta del castello: tre monti uniti da una linea retta e sormontati da un giglio. Di fatto l’avvento della signoria dei Malatesta fece vivere a Montefiore Conca una seconda giovinezza e in breve il borgo accolse una delle più grandi e imprendibili fortezze, raffinata sede di rappresentanza e baluardo sui confini del Ducato di Urbino, dalla caratteristica forma  compatta visibile da tutte le campagne della pianura, dalle colline romagnole e marchigiane e da un ampio tratto di costa.

Scoprire Montefiore Conca

Scorcio del centro storico

Passeggiare per le vie di Montefiore Conca equivale ad immergersi totalmente nella sua storia e nelle vicende dei Malatesta. Il borgo antico è circondato da mura e vi si accede attraversando la cinquecentesca Porta Curina, oggi ospitante la sala del consiglio comunale. Pochi passi ed ecco la parrocchiale di S.Paolo, custode di una pala d’altare del XVI secolo, di un affresco del XV secolo raffigurante la Madonna col Bambino e di un raffinato crocifisso ligneo di scuola riminese databile al Trecento. Nella strada che conduce alla rocca si trova l’antica bottega dei vasai Franchetti, affascinante laboratorio artigiano dove ancora si utilizza il forno a legna come quello medievale, i torni a piede e le tecniche più antiche di lavorazione dell’argilla bianca.
I colori tradizionali con cui vengono colorati vasi, orci, fiasche, boccali, piatti e altri oggetti  dopo l’essicazione si ottengono con la combinazione di diversi componenti: il giallo è composto da piombo o minio e silice, il verde vede l’aggiunta di ossido di rame, il rame si ottiene con il manganese e il rosso scuro impiegando ossido di ferro.
 Il percorso ci conduce su una delle colline più alte della valle del Conca dove si erge, in tutta la sua imponenza, la rocca voluta intorno al 1337 da Malatesta Guastafamiglia che nel 1347 ospitò, in un tripudio di sfarzo, Luigi il Grande e sua moglie, sovrani di Ungheria. Il castello rimase sotto il dominio dei Malatesta fino al 1458 per essere poi  occupato da Federico di Montefeltro. Nato con funzioni esclusivamente difensive, il Castrum Montis Floris fu impreziosito prima da Galeotto Malatesta Ungaro che aggiunse lo stemma all’esterno e fece realizzare da Jacopo Avanzi, nella Sala dell’Imperatore, dei meravigliosi affreschi, alquanto rari per l’epoca, raffiguranti scene di battaglia. Grazie a Sigismondo Pandolfo, il più celebre personaggio della dinastia malatestiana, il castello venne ulteriormente esaltato e sorsero numerose istituzioni civili e  religiose quali monasteri, ospedali e il Monte di Pietà. Per i Malatesta la rocca doveva servire sia per difesa sia per ospitare grandi personaggi che dovevano rimanere impressionati dalla vista mozzafiato  e dalla imponenza delle sue mura.  E, oggi come ieri, chi visita il castello non può che meravigliarsi ad ogni passo soprattutto quando, una volta usciti dalle mura si giunge in uno dei luoghi più suggestivi del riminese, il giardino della rocca, oggi spazio privilegiato per concerti e feste, da cui è possibile ammirare l’intera costa romagnola ed intravedere le Marche e, si dice, in alcune giornate è possibile spingere lo sguardo sino al monte Velebit della Dalmazia. Riscendendo a valle passiamo attraverso la Porta Nuova che custodisce ancora alcuni tratti dell’antico bastione, costeggiamo la piccola Chiesa dell’Ospedale con i suoi affreschi del primo Cinquecento e il santuario di Bonora, importante centro di devozione per tutto il riminese.

Percorsi del gusto

Riccio

Tappa d’obbligo della Strada dei Vini e dei Sapori delle Colline Riminesi, Montefiore Conca è famoso per l’ottimo olio, per i suoi  formaggi ai quali è dedicata un’attenzione particolare e per le castagne. I marroni del borgo sono i protagonisti indiscussi dell’apertura del sipario autunnale e a loro è dedicata una sagra che si tiene  tutte le domeniche d’ottobre.

"Sotto le tavole dei Malatesta"- La mostra delle testimonianze archeologiche in mostra al castello sino a Giugno 2012

Da sabato 11 giugno 2011 sino al 2012 nelle sale del castello è possibile ammirare l’ampliamento della mostra  “I colori di Montefiore” sui reperti ceramici trovati nelle “fosse da butto”. In esposizione nella mostra dal titolo "Sotto le tavole dei Malatesta" nelle due sale del castello veri e propri pezzi di storia malatestiana che coinvolgono il visitatore nei diversi momenti di vita della rocca.
Al primo piano sono esposti i reperti in vetro, metallo, le monete e gli stucchi architettonici, che ornavano i saloni e le stanze. Bottiglie, bicchieri e calici prodotti a Murano a partire dal Cinquecento, orinali utilizzati dai medici per analizzare lo stato di salute degli abitanti della Rocca ma anche oggetti per la toletta femminile come bottigliette e fiale per i profumi e gli oli da corpo. Fra i reperti esposti si segnala il sigillo con balestra di Pierucule De Mathei, datato alla fine del ‘300.
Al secondo piano sono raccolte le ceramiche d’uso e da mensa ritrovate negli scavi come le maioliche arcaiche, i boccali in zaffera e le ceramiche graffite padane prodotte nei centri locali di Ravenna, Forlì, Cesena, Rimini e Pesaro. Alcune di queste riportano gli stemmi delle famiglie che hanno abitato nel tempo il castello come testimonia il boccale in maiolica arcaica con lo stemma dei Malatesta, caricato dallo scudo con tre bande a scacchi quale allusione al “gioco della guerra”. Non mancano le ceramiche di importazione, come l’olla da farmacia di pregiata fattura prodotta a Firenze agli inizi del ‘400, e le olle e i tegami in ceramica da fuoco o invetriati, usati in cucina per la preparazione e la conservazione dei cibi. 
Dei primi del Cinquecento sono le due star della mostra: una coppia di piatti da esposizione in maiolica istoriata che raffigurano scene a tema erotico e allegorico, un satiro a pesca e una donna nuda legata a un albero, forse un rimando al mito di Andromeda.

Maggiori informazioni su mostra e orari sulla sezione news del sito web del Comune di Montefiore Conca.