Approfondimento

I piccoli reporter arancioni di Macugnaga

Lago delle Fate

Macugnaga, il nostro paese di antica cultura walser, è ai piedi del Monte Rosa (4637 m) al cospetto della parete più alta d'Europa e unica nelle Alpi di tipo himalaiano.

Il Comune comprende più centri abitati, tra cui Pestarena, Borca, lsella, Staffa e Pecetto.

Salendo lungo la valle Anzasca si incontra Pestarena dove ha sede la nostra scuola, un tempo custode di una importante miniera d'oro. A Borca si trova la Casa-museo che conserva oggetti e utensili della vita quotidiana dell'antica popolazione walser che ha dato origine al nostro paese e anche la miniera della Guia, aperta ai visitatori.

D'inverno, una panoramica pista di sci nordico collega il centro di Isella a quello più alto di Pecetto con un anello di 20 chilometri. Partendo da Isella si raggiunge, percorrendo un facile sentiero tra i faggi, il Lago delle Fate, il cui nome ne descrive la magia.

Il tiglio, simbolo della comunità

Staffa è il centro di Macugnaga dove hanno sede il municipio e i servizi principali, e qui sorge la chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta, gioiello del '700.

Dalla piazza principale si snoda un percorso che porta all'antico centro abitato del Dorf, lungo il quale si incontrano la cappelletta di S. Giulio, il vecchio tiglio - albero secolare simbolo della comunità - e la chiesa di S. Maria detta "chiesa vecchia", circondata da antiche case walser.

Prima di raggiungere Pecetto, centro più alto del Comune, ci si imbatte nel centro sportivo dove si organizzano tornei di tennis, scalate su roccia o su parete artificiale, arrampicate su cascate di ghiaccio con l'aiuto di guide alpine. Nel nucleo di Pecetto sorge la chiesa della Madonna dei Ghiacciai, un vero capolavoro di stile barocco studiato e citato da molti esperti.

Da Pecetto parte la seggiovia per il Belvedere; lì, d'estate, si attraversa il ghiacciaio percorrendo un sentiero che conduce al rifugio Zamboni-Zappa, in una bellissima conca al cospetto della parete est del Monte Rosa, con le sue maestose cime: Nordend, Dufour, Zumstein, Gnifetti.

Le tradizioni walser

Mentre si percorrono le vie di Macugnaga si possono invece leggere gli antichi toponimi in lingua walser: riportano alle sue origini, quando uomini coraggiosi e forti di lingua tedesca si stabilirono in questi luoghi impervi e aspri.

Tipica è anche la presenza in ogni centro abitato di un forno per la cottura comunitaria del pane di segale che veniva preparato con grande festa, una sola volta l'anno. Da non dimenticare, la recente apertura del Museo della montagna e del contrabbando, dove sono raccolti gli attrezzi di famose guide alpine e le testimonianze delle prime ascensioni, accanto ai cimeli del mondo di chi - spesso per soprawivere - sceglieva la via dell'illegalità.

Macugnaga offre bellezze paesaggistiche e attrazioni turistiche in ogni stagione: in primavera ed estate si possono fare escursioni e incontrare numerosi animali selvatici; in inverno cimentarsi nello sci di discesa e di fondo, nel pattinaggio e in lunghe ciaspolate tra paesaggi incantati. Ma non è meno bella in autunno quando faggi e larici l'accendono di mille colori.

La scomparsa dei gotwiargjni

Chiesa vecchia di notte

Nelle lunghe serate passate nella "stube" riscaldata dalla stufa, si raccontavano leggende sui nanerottoli che un tempo abitavano a Macugnaga: erano chiamati, nella lingua walser, gotwiargjni, cioè "buoni lavoratori", per l'ingegno e la volontà che mettevano nel lavoro.

I gotwiargjni erano un po' strani dal punto di vista fisico, ma avevano insegnato agli alpigiani della valle a ricavare dal latte il burro e il formaggio e già stavano per mostrare come trattare il siero, quando...

Una famiglia di nanerottoli che aveva dimora presso il secolare tiglio accanto alla chiesa vecchia, un giorno di nascosto assisteva al passaggio della gente del paese che sdi recava a Messa. Chiudeva la fila dei passanti una donna con in braccio la figlioletta: quest'ultima scorse, tra i rami del vecchio tiglio, una timida gotwiargjni. La bimba, che per la prima volta vedeva una di quelle strane creature, scoppiò in una squillante risata e disse: "Mamma, mamma, guarda quella lì, ha i piedi girati all'indietro!" e si mise a fare le boccacce.

La gotwiargjni, offesa e indispettita, lanciò in aria un gomitolo di lana e si appese al filo, che il vento portava via, dicendo: "Di qui me ne vado e qui non tornerò più". E appesa al filo di lana portato dal vento, scomparve nel cielo. Da quel momento i gotwiargjni non furono mai più visti a Macugnaga e gli alpigiani non conobbero mai il segreto per sfruttare il siero del latte.